LA SECONDA CONFERENZA

Il giovedì 11 giugno, alla presenza di un centinaio di persone, l’organizzatore comunica ai partecipanti, se desiderano una conferenza ridotta, causa partita di calcio Italia-Cile; fa anche presente che il prossimo incontro sarà probabilmente spostato nell’Aula Magna della Facoltà di Economia. Sono presenti il giornalista M. Baiata, il dott. C. Malanga, il dott. R. Pinotti, il prof. G. Salierno del CNR, il giornalista Rai G. Perrone, l’ing. A. Magenta, il prof. R. Luccio e il Gen. S. Marcelletti.

Incomincia la conferenza G. Salerno. Lui non si occupa di alieni, però s’interessa al problema come sociologo. Si domanda il motivo per cui non ci sono ricerche scientifiche approfondite dal punto di vista sociologico, psicologico e antropologico. Denuncia la mancanza di un collegamento tra le varie discipline che potrebbe essere comune al fenomeno in questione. Rivolgendosi al Prof. Luccio (psicologo), dice che si dovrebbe fare un’analisi scientifica, sulle persone che hanno avuto incontri ravvicinati con presunti alieni, esaminando le caratteristiche, i rapporti con la famiglia e con l’altro sesso, se esistono correlazioni, se queste sono legate alla struttura culturale del paese d’origine. Tutte le informazioni raccolte sono utili per individuare, anche dal punto di vista clinico, una nuova sindrome oppure essere il segnale di una trasformazione sociologica in atto. Sostiene la mancanza di un’indagine fisica e matematica del fenomeno: ma qui – chiarisce – la situazione è diversa, è più complicata, mancano i mezzi tecnologici; però afferma che nelle altre discipline ci sono. C’informa, che applicando la politologia al campo della ricerca scientifica, si osserva che la ricerca obbedisce a delle leggi che sono quelle dei rapporti di forze interne, tra ricerca, mondo esterno, ricercatori. La conseguenza è che non si cerca di vincere (inteso come traguardo) quanto quello di impedire agli altri di vincere. Sentenzia che la ricerca è legata alla committenza e raramente allo spirito del singolo ricercatore: può capitare nelle cosiddette scienze deboli, ma non certamente in fisica, matematica, chimica. La ricerca dovrebbe essere propulsiva, invece questo non avviene, anzi nell’attuale società di tipo capitalista cognitiva, sono le nuove tecnologie che ridisegnano tutti i rapporti di poteri interni ad un sistema sociale, trasformando la scienza in primo anello della catena produttiva (da qui il termine capitalista cognitiva). Quindi, la scienza applicata al sistema fa si che le chiavi per la produzione e riproduzione della ricchezza e del potere in senso lato (compreso quello militare) non sia più tra i beni primari tradizionali (come per es. il petrolio o la manodopera) ma nella possibilità di un successo in campo scientifico: in altri termini si spende in ricerca tecnologica. In Italia per la ricerca pura si investe 1,7% dell’intero prodotto nazionale lordo. Questo significa che su 100 lire alla ricerca pura va il 2,5%, il restante e indirizzato nella ricaduta tecnologica. Il CNR spende 1147 miliardi l’anno, che con la riforma Berlinguer potrebbero salire a 2000 miliardi, ma contemporaneamente sono stati spostati i comitati scientifici dal CNR al Ministero della Ricerca Scientifica e dell’Università, dove si assegnano i fondi, perché assegnare i fondi è un problema politico. A seconda di come si elargiscono avrò risultati diversi, situazioni politiche diverse, rapporti con nazioni diversi. La moderna sociologia ci dice che è dunque il politico a dire allo scienziato quello che deve studiare, in quanto l’interesse della ricerca scientifica è legato al profitto, e sempre la sociologia ci dice che le istituzioni non si possono rivoluzionare dall’interno, salvo quando ci sono movimenti rivoluzionari o quando vi è una spinta esterna rivoluzionaria. Ciò trasportato al nostro caso si traduce così: finché l’opinione pubblica mondiale non sarà in grado di premere sulla comunità scientifica e a livello politico e a investire nel settore della ricerca, non si avrà indagine – prendi il fenomeno UFO – e risultato a livello scientifico.

Il secondo relatore è il dott. C. Malanga. Fa una precisazione, si considera un tecnologo e non sa se l’autodefinizione è corretta. Dice: «io faccio il chimico organico, fin quando non sarò buttato fuori dell’Università. Seguo tre corsi fondamentali di chimica (circa 250 studenti) ». Ci descrive il suo lavoro che consiste nel prendere molecole di carbonio, idrogeno e altri elementi, comporle, verificare delle relazioni, studiare i vari legami. Aggiunge, che la ricerca odierna non gli piace, perché bisogna fare ciò che dice il politico: mentre questa dovrebbe essere libera e affidata allo spirito e all’interesse del ricercatore e non commissionata. La moderna ricerca è solo perfezionismo della scienza già esistente.

E’ in quest’ottica che si inquadra la ricerca ufologica, e lui si occupa di qualcosa di scomodo e sconveniente, perché a livello politico, con gli UFO non ci si mangia, non si fanno pubblicazioni scientifiche, non si fa carriera e si rischia di essere preso per "pazzo". Malanga, fa osserva come il suo impegno nel campo ufologico, sia solo part-time, in quanto lavora 11 ore al giorno e che può fare il consulente scientifico per il CUN solo nel tempo libero. Ci racconta che con Pinotti, si occupò qualche anno fa di studiare le apparizioni Mariane, perché sembrava che vi fosse una correlazione tra chi vedeva la Beata Vergine Maria e chi vedeva il dio tecnologico che usciva dalla macchina e lanciava messaggi. Passa a descriverci la metodologia usata per le analisi delle prove in cui la parte del leone la fa il computer. Malanga chiarisce che con questo è possibile vedere dei particolari che ad occhio nudo possono sfuggire: è possibile calcolare la distanza dell’oggetto dalla macchina fotografica che lo ha ripreso, evidenziare delle anomalie, calcolare le dimensioni, verificare se ci sono fili che reggono un eventuale modellino, usare la tecnica della fotodensitometria per l’analisi dei colori, controllare il contrasto e la luminosità dell’oggetto per verificare se tutto torna. Ma queste non sono le sole indagini che è possibile effettuare, ci sono anche le analisi al terreno: l’UFO che atterra interagisce con questo. Per esempio si fa la risonanza magnetica nucleare al protone al C13, i raggi x, la Differenzial Scanning Calorimetry (DSC), la termogravitometria differenziale, la termovolumetria. Tutte queste analisi, ci servono per capire, se si è in presenza di un falso. «Si perché – afferma con chiarezza il ricercatore toscano – noi siamo sicuri solo di essere dinanzi ad un falso, negli altri casi, in cui non vi è nulla d’anomalo, forse ci potrebbe essere il trucco e non averlo scoperto». Lui sa che il fenomeno UFO esiste, perché le analisi, per esempio quella della spettrometria di massa a struttura fine, che misura la percentuale isotopica degli elementi evidenzia, quando si ha che fare con qualcosa di esogeno (è la stessa tecnica usata per le analisi delle meteore). Oltre a questi indizi, vi sono i casi di rapimento. Sono molto scomodi da indagare anche perché il rapito ricorda solo quando é in uno stato di percezione alterata (ipnosi). Cita, Bud Hopkins uno dei primi pionieri, che pur facendo parte di una famosa struttura ufologica americana, era pur sempre un pittore, e quindi accusabile di non competenza. Lo stesso, però non si può dire di J. Mack un vero psichiatra di Harvard, che ha subito un processo per il suo libro "Rapiti" in cui racconta i casi da lui studiati in modo scientifico. Malanga ci avverte, che è molto difficile studiare un fenomeno nuovo, soprattutto se non si è della materia. Quando lui si interessò al problema delle abduction, disse che la cosa più ragionevole da fare, fu quella di prendere un gruppo di psicoterapeuti e stilare una procedura di indagine, una serie di regole da seguire, non appena si fosse presentato il caso. Il caso arriva. Racconta la storia di Valerio Lonzi, l’unico episodio dato in mano alla stampa (perché i casi sono sempre rigorosamente riservati) e di come il penultimo giorno di campeggio a Valerio e ad un suo amico capita qualcosa di strano. «Sono le 22.30 e i due amici osservano tre sfere in cielo, che illuminano con una torcia. Questa si spenge così come le luci nel cielo. Valerio prende coscienza e vede l’amico risvegliarsi da uno stato catatonico, aveva, infatti, il collo piegato (i muscoli del collo sono gli ultimi a rilassarsi). I due sono confusi e cercano di rientrare in uno stato di percezione normale. Dopo aver riacquistato la lucidità, cercano di capire cos’è accaduto e si fanno delle domande. Scoprono che sono passati 45’ minuti e non uno o due come sembrava. Il problema nasce il giorno seguente, quando, la madre di Valerio osserva tre cicatrici (di svariati cm) con punti di sutura sulla schiena del figlio, che si stava lavando. Preoccupata, chiede spiegazione a Valerio, il quale non ne sa dare». Malanga ci descrive come loro sono venuti a conoscenza del caso. Contattano il dott. Moretti chirurgo, esperto in ipnosi di Genova, e dopo aver ascoltato la storia e osservate le strane cicatrici, fanno delle indagini. Sottopongono il ragazzo ai test di correlazione con il mondo esterno (sono di tre tipi soggettivi, proiettivi, oggettivi): Rorschach, Minnesota test (quello che viene fatto alla visita di leva), test dei colori o Lüscher, il test proiettivo dell’albero di Kock, prova grafica in collaborazione con le Università di Roma e Urbino (vi è un corso di laurea in grafologia di 1500 ore) e analisi dei sogni. Dopo mesi d’indagini si decide per l’ipnosi regressiva, al fine di chiarire moltissimi punti oscuri del racconto di Valerio. Malanga spiega la procedura usata, e ci dice come ha evitato di rivolgere domande, che almeno dal punto di vista visibile influenzassero il test. Qui è critico con la metodologia di J. Mack. Per il ricercatore toscano, formulare in modo superficiale le domande, potrebbe indurre il soggetto a inventare dei vissuti non veri e costruirne altri, se si fa come Hopkins che parte con delle domande tendenziose del tipo quanti grigi hai visto. E ci racconta alcuni momenti di una seduta d’ipnosi: M. «Vedi qualcuno?» V. «Forse». Valerio guarda meglio e descrive un po’ l’ambiente, aggiungendo: «si c’è qualcuno». M. «E’ alto?» V. «Noo è più piccolo di me» (lui è alto 1.5m). In ipnosi si usa un espediente che consiste nell’impartire un ordine subliminale, quindi, quando Valerio mentiva, il braccio destro si alzava automaticamente. «L’arto e l’inconscio sono messi in relazione, lo dice la letteratura, lo assicura Moretti» commenta Malanga e continua a raccontarci che Valerio vede una strana figura, dai lineamenti di una ragazza, piccola, bionda e con pochi capelli (simili al filo da pesca). A Valerio quella figura ricorda una barbie. Malanga gli domanda di che colore sia la pelle di quella figura e Valerio risponde essere di colore bianco, ma contemporaneamente il braccio destro si alza. Valerio non sta dicendo la verità. Ci spiega Malanga che Valerio si accorge di aver alzato la mano, e di essere stato visto dall’ipnologo, e di come ne nasce una dicotomia tra inconscio e il cosciente; quindi Valerio abbassa la mano e poi la rialza. Valerio risponde «grigia» e la mano si abbassa. Spiega Malanga: «quello che si è realizzato è una specie di shunt, cioè analogamente a quanto si fa nei circuiti elettrici, si è shuntato il cosciente con l’inconscio, per cui se le informazioni non sono vere, si ha un cortocircuito e la spia (cioè il braccio) si accende».

Dopo un’indagine durata circa due anni e mezzo si è riusciti a ricostruire la dinamica della vicenda. Valerio è stato prelevato da una luce solida, trasportato in un veicolo, e lì sottoposto ad analisi mediche. Si è compreso come sono state eseguite le incisioni sulla schiena del ragazzo. Malanga puntualizza che le cicatrici sono state fatte analizzare da medici esperti, concludendo che le stesse non erano imputabili a colpi di frusta, o riconducibili a nessun trauma esterno o dovute a cellulite.

Dai racconti di altri testimoni emerge un quadro abbastanza sconvolgente: esseri di altezza 120 cm, con tre dita e con il pollice opponibile, macrocefali, rapiscono gli essere umani, e compiono su di loro una serie di esami medici, sequestrando lo stesso individuo più volte.

Cita l’episodio di un ragazzo di Roma e ci racconta la storia toccante di un bimbo di Milano. Il bimbo torna a casa dalla scuola materna, e mostra alla madre i disegni che le maestre gli hanno fatto fare. La mamma nota subito qualcosa di insolito e domanda al fanciullo cosa sia quella figura, e il bimbo con candore risponde che trattasi di un coniglio. La mamma gli dice che quello non e un coniglio, non è fatto così, e il bimbo replica: «ma sii, quello è il coniglio che mi viene a prendere la notte, c’è il missile, il raggio blu e poi andiamo nella casa dei coniglietti. Mamma non te lo ricordi ci sei anche te» «no, io non me lo ricordo» replica la madre, «a già, tu dormivi sul lettino, e intorno c’erano tutti gli altri conigli». La storia è complessa e di difficile interpretazione, qualcuno potrebbe obiettare – continua Malanga – che il bimbo abbia fantasia, di trovarci di fronte a mere invenzioni. Ma quando ci sono anche delle prove tecniche fisiche, come comportarsi? Si perché, come per Valerio Lonzi, anche per gli altri addotti si è in presenza di indizi fisici e descrive una strana cicatrice posta di solito sotto il ginocchio sinistro, che sembrerebbe essere fatta con delle tecniche liposuttive. E’ come se il grasso, il tessuto parenchimatico fosse stato asportato senza traumi. Oppure, come ad un ragazzo di Torino, i presunti alieni abbiano fatto un prelievo osseo, evidenziato ai raggi x.

Malanga ci informa che la legge non permette di sottoporre i bambini all’ipnosi, per cui si procede con un test specifico, che consiste nel mostrare alcune figurine raffiguranti Topolino, Batman, la morte stilizzata e una creatura grigia. Si domanda al bimbo se sa riconoscere quelle figure. Nel caso di presunti rapimenti, il bimbo riconosce chiaramente la creatura grigia, come l’essere che la notte lo viene a prelevare. Di fronte ad una risposta del genere, è logico presumere che questo non sia il frutto della sola fantasia. Ritornando sul bimbo di Genova aggiunge: «una mattina la madre entrando nella stanza del figlio lo trova rannicchiato ad un cantuccio, chiuso tra se stesso. La mamma domanda perché è li e non nel suo lettino. Il bimbo si alza e mostra alla madre il suo coniglio di peluche, alto come lui, a cui tira dietro le orecchie, gli mette gli occhiali da sole del padre e gli dice che quello era il coniglio che arrivava la notte. Beh questo "bimbetto", non sa nulla dei grigi». C’è poi il caso abbastanza noto dei coniugi Hill, Betty e Barney, che sottoposti ad ipnosi regressiva hanno evidenziato una serie di vissuti molto simili e sospetti. «Qualcuno vuole spiegare questo – prosegue Malanga – sostenendo che Betty che ha una personalità forte, la notte durante il sonno parla: al che l’inconscio di Barney acquisisce i finti ricordi della moglie. Spiegazione molto interessante, però c’è un problema di termodinamica. Infatti, la seconda legge della termodinamica, asserisce che gli eventi che accadono sono quelli facili, e non quelli difficili» citando infine il caso di una signora statunitense a cui fu estratto un oggetto ricoperto da una guaina organica: «Lo stesso fu analizzato, e la spettrometria di massa a struttura fine, mostrò che la percentuale isotopica dei neutroni era diversa da quella terrestre. Bene, alla signora fu detto che quell’oggetto – non terrestre – altro non era, che un frammento di meteora, entrato dalla finestra, e finito per caso nel piede della signora, probabilmente quando questa lo calpestò a piedi nudi».

Interviene il prof. R. Luccio docente di psicologia. Il professore dell’Università di Firenze spiega di essere un metodologo della ricerca applicata in campo psicologico, per certi versi si definisce un matematico applicato alla psicologia. Si è occupato di ipnosi e precisa subito che l’ipnosi è del tutto diversa da quella che si vede in televisione con J. Casella. Cita una frase di Einstein, suggeritagli dal discorso conclusivo di Malanga, riportata sul caminetto dell’aula dei professori del dipartimento di fisica, nell’Università di Princeton: «Il signor Iddio è profondo, raffinato, complicato ma non è cattivo». Ci spiega che non è sempre vero che le spiegazioni più difficili siano di solito false, o meno probabili, in quanto viviamo in un mondo di complessità e i fenomeni sono molto complessi. La sfida della scienza è riuscire a spigare correttamente tali complessità. Passa nel vivo dell’argomento: «L’ipnosi non è altro che uno stato in cui obbedienza, acquiescenza, rilassamento e concentrazione sono particolarmente accentuate. Non è un fenomeno strano, non ci sono eventi eccezionali, i quadri dell’elettroencefalogramma sono gli stessi che si trovano in analoghi stati. La diversità che li contraddistingue dagli analoghi stati è l’intensità: e anche i fenomeni più sorprendenti (come l’immagine svanente), si possono trovare negli stati di attenzione normale». Luccio fa presente che le tecniche ipnotiche cambiano nel corso degli anni, come lo sono quelle attuali rispetto a quelle usate per esempio da Pavesi e Mosconi (il primo corso fu tenuto nel 1965), ma l’aspetto peculiare, è che le varie tecniche servono ad approfondire, quello stato di fiducia, che il paziente manifesta nei confronti dell’ipnologo. Tale stato può essere accentuato anche con l’uso di farmaci (prevalentemente barbiturici), ma anche in questa situazione, gli effetti prodotti non sono diversi da quelli ottenibili dall’individuo nello stato di attenzione normale. «Attenzione – precisa Luccio – questo non vuol dire che l’ipnosi non esiste. L’ipnosi è un fenomeno grosso e desta molto interessa in campo scientifico. Ha delle applicazioni in campo terapeutico straordinarie, è utile per la modificazione delle abitudini disadattanti. E’ un metodo molto rapido per correggere cattive abitudini di studio, tossicodipendenze leggere (nicotina) e non. Trova applicazione come anestetico (sono sempre di più in Italia, il numero di dentisti che usa l’ipnosi al posto della anestesia). E’ una tecnica assolutamente indolore, non invasiva e di straordinaria efficacia. E’ utilissima anche per il parto. Ha però delle controindicazioni: tutte le persone particolarmente suggestionabili e in modo particolare quelle persone, un tempo indicate con l’aggettivo isteriche (oggi non si usa più) non sono adatte alla terapia. Manifestano rapidi miglioramenti della sintomatologia, per poi avere delle ricadute altrettanto repentine». Luccio fornisce qualche cenno storico sull’ipnosi regressiva, come è dal 1850 che in Inghilterra incominciano i primi timidi tentativi, ma è solo dagli anni ’30 che s’incomincia a praticarla in modo intenso. Racconta come storicamente la psicanalisi sia nata dall’applicazione dell’ipnosi da parte del giovane Freud e del suo collaboratore J. Brauer, che la usavano per curare le nevrosi. Narra del primo caso di interpretazione psicanalitica, nel 1886 su A. O. e di come l’utilizzo dell’ipnosi abbia aiutato i due psichiatri a risalire alla causa scatenante dei sintomi isterici della paziente: ossia un trauma che la A. O. aveva subito in età adolescenziale e che il proprio inconscio aveva rimosso, e che l’ipnosi fece riaffiorare. Freud successivamente abbandona l’ipnosi (forse complice anche il litigio con il suo amico, che nel frattempo instaurò una relazione con A. O. che Freud non tollerava perché la considerava deontologicamente non professionale), perché riteneva che il paziente riusciva a capire quale idea si era fatto il terapista di quello che doveva essere il suo disturbo e obbedientemente e inconsapevolmente costruiva dei falsi ricordi, per compiacere il medico. Questo è l’altro punto saliente della pratica dell’ipnosi: ossia quel comportamento del paziente, legato al sentimento di obbedienza e quiescenza che lo porta a compiacere in tutti i modi il proprio analista. Luccio sfata anche il mito, di cui vi è una ricchissima letteratura, della possibilità di utilizzare l’ipnosi regressiva per far regredire il paziente a prima della propria nascita, per avvalorare la credenza della reincarnazione. Il professore ci dice che fatti i dovuti controlli storici, si deduce che è non vero. Riferendosi al caso di Valerio e di altre testimonianze, dice che non è detto che si siano inventate quei racconti per compiacere il medico, però con estrema chiarezza e serenità afferma: «testimonianze di questo genere non sarebbero accettate in nessun campo come dimostrazione di un evento effettivo. L’ipnosi regressiva e considerata assolutamente inattendibile come dimostrazione di un ricordo veritiero. Non esiste nessun paese al mondo che l’accetti come prova testimoniale in tribunale, come non esiste nessun psicoterapeuta che accetti i dati dell’ipnosi regressiva come elementi fondati su cui poter costruire un trattamento terapeutico». Inoltre fa osservare che non è sufficiente stare attenti a calibrare le domande, per essere sicuri di non indurre falsi ricordi, perché, il solo fatto che l’analista possa credere al rapimento alieno o che ci creda il paziente stesso, può provocare quell’atteggiamento di compiacimento nei confronti dell’ipnologo. Conclude dicendo che chiunque è libero di credere a tutto quello che desidera, ritiene il mondo terribilmente grigio e triste, e non crede che gli extraterrestri abbiano fatto visita alla Terra per lo meno non ci sono dimostrazioni esaustive, e aggiunge: «Io sarei contento di trovarmi di fronte a degli omini verdi e pagherei anche con un pezzo di osso o tre cicatrici per avere un incontro con loro» e concludendo il suo discorso «temo però che se le prove sono basate solo sull’ipnosi regressiva, non entro nel resto, ci sarà molto lavoro da fare».

torv07.jpg (109164 byte) ( I coniugi Hill)

La parola è concessa al dott. Pinotti che fa un excursus storico del fenomeno dei rapimenti. Il primo caso che appassionò l’opinione pubblica, fu quello reso noto nel 1966 nel suo best-seller "Viaggio interrotto" dal giornalista John Fuller, che ebbe come protagonisti, nel 1961, i coniugi Hill. «La storia è questa – racconta Pinotti – lui di colore, lei bianca, gli Hill accusano una serie di disturbi dopo essere tornati da un viaggio nel Canada. Si recano dal medico, che ritiene che l’origine dei disturbi, sia di natura neurovegetativo, invitando i coniugi a recarsi da uno psicanalista. Incontrano il dott. B. Simon un noto psicanalista di Boston. Egli ritiene che il disturbo abbia una causa scatenante dovuta a qualche tipo di emozione particolare. Dopo mesi di indagine, l’unico evento che egli ritiene sospetto è l’avvistamento da parte di Barney e Betty di un presunto UFO: tesi avvalorata anche dalla mancanza di ricordi precisi da parte della coppia. Il dott. Simon, a seguito di questo vuoto di memoria, procede a varie sedute di ipnosi regressiva». Pinotti, ci fa notare che il dott. Simon non sapeva nulla del fenomeno UFO. Entrambi i coniugi ricordano gli stessi eventi e descrivono la storia con la medesima accuratezza di particolari, il che fa scartare l’ipotesi, da parte del sociologo, e del meccanismo di compiacimento "totale" nei confronti del terapeuta e della follia a due. Inoltre il racconto è caratterizzato da particolari abbastanza insoliti. La coppia, sotto ipnosi, ricorda di essere stata sequestrata e portata a bordo di un veicolo, dove un gruppo di umanoidi li avrebbe sottoposti ad una serie di analisi mediche. Uno degli esami a cui fu sottoposta la signora Hill ricorda la tecnica della amniocentesi, tecnica che nel ’62 era quasi sconosciuta. «Ma non è tutto – continua Pinotti – la signora Hill, dopo aver subito la visita medica, viene fatta accomodare in una sala, ad aspettare il marito. Ella osservò un pannello con dei punti luminosi alcuni dei quali collegati con delle rette. Incuriosita domandò ad uno degli umanoidi (la comunicazione avveniva mentalmente), se per caso quei punti luminosi non fossero delle stelle, ricevendo una risposta evasiva. Sempre sotto ipnosi, Betty, ridisegnò la carta stellare vista a bordo dell’UFO. Il disegno fatto visionare ad alcuni astronomi, tra cui C. Sagan, sembrava coincidere con l’assetto stellare della costellazione di Pegaso, se non fosse per alcune imperfezioni. A qualcuno questa discrepanza non piacque, pensava che la novizia di particolare con cui la Hill ricostruì l’assetto stellare e le imprecisioni, non fossero casuali. Dopo molti anni, tramite delle indagini al computer, si comprese che il cielo visto da Betty è si la stella CTA-102 nella costellazione di Pegaso, ma vista da un presunto pianeta (non si sa se esiste) appartenente al sistema Zeta Reticuli. Tale sistema è dominato dalla stella Zeta di tipo G (come il nostro Sole) e le linee viste sul pannello, sembravano collegare tutte le stelle di tipo G.

Analogo per diversi aspetti al caso Hill è l’episodio di Pascagoula del 11 ottobre 1973, che ebbe per protagonisti gli operai C. E. Hickson (45 anni) e suo nipote Calvin R. Parker Jr. (18 anni). I due a differenza dei coniugi Hill, ricordavano la loro traumatizzante esperienza. Informarono le autorità della vicenda e fatte le indagini preliminari, si decise di sottoporre i due operai all’ipnosi regressiva, eseguita dal prof. J. Harder dell’ASPRO. In quella seduta era presente il ben noto prof. A. Hynek come consulente scientifico dell’USAF.

torv08.jpg (49038 byte) (Travis Walton)

Il caso di Travis Walton è ancora più emblematico (sulla cui storia è basata la pellicola cinematografica "Bagliori nel buio"). «La storia – narra Pinotti – è quella di un giovane tagliaboschi che il 5 novembre 1975, viene rapito nella foresta nazionale di Apache-Sitgeaveas, sotto gli occhi increduli di altri cinque taglialegna della Guardia forestale degli Stati Uniti, mentre ritornavano a casa (Snowflake, in Arizona). I compagni di lavoro di Travis, furono dapprima accusati di omicidio e poi scagionati proprio dalla ricomparsa di quest’ultimo. Travis verrà trovato completamente nudo, fortemente disidratato e delirante cinque giorni più tardi. Si sottopose alla macchina della verità (con esito positivo) e a varie sedute di ipnosi regressiva, che oltre a chiarire i lati oscuri del racconto, lo aiutarono a superare il grave trauma psicologico subito». Pinotti rivolgendosi al prof. Luccio aggiunge: «Ha ragione, il prof. Luccio, direttore dell’organo ufficiale del CICAP, la rivista "Scienza e Paranormale" nel dire che la macchina della verità, non è probante in un aula di tribunale, però è un elemento di valutazione in più». Fa una digressione informandoci, che in Italia, culla delle materie giuridiche, una sentenza della Corte di Cassazione, concede al giudice di decidere, in mancanza di elementi probatori, il verdetto della sentenza, solo, sulla base delle proprie convinzioni maturate nel corso del dibattito. Con stentorea fermezza, aggiunge: «Vergognatevi di essere italiani». Apre con tono polemico, una riflessione sulle cose dette nella conferenza che sembrano tutto il contrario di tutto, riferendosi alla tesi sostenuta da Luccio in merito alle possibili spiegazioni complicate per spiegare un fenomeno. Pinotti conferma il pensiero di Malanga, asserendo che una risposta complessa è più probabile che non sia la chiave, a fronte di una risposta più semplice. Poi indignato, chiama in causa gli esponenti dell’Establishment Scientifico, CICAP in testa: «ci vengono a dire che, bisogna serenamente genuflettersi dinanzi al Rasoio di Occam, e poi qui si dice il contrario, in quanto si fa un gioco con due pesi e due misure! Vi e uno scetticismo di fondo o una difficoltà, se preferite, ad accettare cose che sono quanto meno eterodosse e che, come ha esposto il prof. Salierno, da dei problemi a parlarne. Ci sono scienziati di indubbia serietà e di valore accademico, che usano l’ipnosi. Si potrà dissentire per esempio da J. Mack, noto psichiatra di Harvard (il cui Senato Accademico ha cercato di screditarlo), ma certamente non si può non accettare, una fenomenologia ricca di casi, dati e correlazioni. Pensate nel 1954, un contadino italiano, viene immobilizzato da presunti alieni che gli sottraggono 12 conigli. Un analogo episodio si verificò in Francia, dove furono prelevate delle piante di lavanda. E poi ci sono le strani mutilazioni di animali». Ci informa che il primo caso di rapimento in epoca moderna risale al 1954, in Iran, dove il persiano Ghasim Fail, riuscì miracolosamente a fuggire, da un tentativo di sequestro. Ma anche in Italia, ci fu il caso di Grigignano D’Aversa, tirato su da due esseri volanti e riapparso dopo 48 ore. Lo sfortunato protagonista dell’episodio, fu deriso e soprannominato "Giovanni della luna". Infine il caso tabù del ’57: il rapito fu costretto a copulare con un alieno, presumibilmente di sesso femminile.

Pinotti, finisce criticando l’affermazione del prof. Luccio, sul fatto che possa essere piacevole il rapimento. Lo stesso atteggiamento polemico, riserva a coloro che ritengono le scienze umanistiche di serie B rispetto a quelle quantizzabili, come fisica, chimica e matematica.

Sono passate da poco le 17.00, e il numero di partecipanti è presso che rimasto invariato (tra circa 25 minuti, la nazionale italiana sarebbe scesa in campo). La parola è presa dal dott. Baiata. E’ subito polemico: «Ma chi gli dice che sono verdi» riferendosi all’ultima frase di Luccio e prosegue: «è un tipo di stereotipo alla P. Angela e affine che risulta essere contrario alla giusta informazione. Non sono omini verdi. Intanto, non per fare gli antropocentrici, ma per porsi nel novero del problema, il numero di presunti soggetti rapiti, sarebbero milioni – si riferisce evidentemente ad uno studio del 1995, portato avanti da R. Durant che lo quantificava, in base ad un’indagine statistica – possibile che siano tutti matti?… Non si può far nulla per fermarli, li prelevano sotto gli occhi dei testimoni. Lo vedete anche in X-Files. L’unico problema è determinare se FBI o altri centri del potere occulti o deviati, fanno parte del sistema. Quando agli inizi degli anni ’80, incominciano a diffondersi alcuni saggi, come per esempio "Missing time" di B. Hopkins, fu proprio la mancanza di tempo una delle caratteristiche tipiche dei rapimenti. Questi alieni, stabiliscono uno strano rapporto con gli addotti (ossia le persone soggette al presunto rapimento), lavorano non solo sulla psiche immettendo un tipo d’informazione che genera una realtà diversa, che fa comodo agli alieni, ma anche bloccando il tempo. Bloccando il tempo – si domanda Baiata – non vuol dire che anche loro hanno dei limiti? Di interazioni, di integrazione con il nostro essere?». Quello che Baiata rivela, è che forse vi è una lenta ibridizzazione del genere umano: questi rapiti, sono portati altrove, sono analizzati, studiati, e sottoposti ad un tipo di operazioni che conducono inevitabilmente ad un tipo di metodologia invasiva, quella della manipolazione genetica, e all’eventuale nascita di un ibrido. Secondo quanto dice Jacobs, questa manipolazione genetica, avviene attraverso vari livelli, che portano alla creazione di un essere ibrido con tutte le caratteristiche umane, unite a quelle aliene. Forse c’impiegano millenni. «Ora secondo Jacobs – continua Baiata – questo processo iniziato molti anni fa, è giunto quasi alla conclusione. Questa è la posizione di Jacobs e il fine non è positivo». C’informa che non tutti gli ufologi ritengono questo processo di manipolazione negativo, alcuni lo ritengono positivo. E’ un’ipotesi di lavoro da seguire e non scartare, però aggiunge, che il 70-80% degli studiosi, ritiene valida la prima ipotesi: ossia quella negativa. Questo perché, a suo avviso la seconda ipotesi, non spiegherebbe il motivo per cui gli alieni preleverebbero gli addotti più volte (anche sino a 200 volte). Conclude il suo intervento impostando il metodo di ricerca che secondo lui bisognerebbe seguire, ossia individuare gli addotti e focalizzare su loro l’attenzione, perché oltre a loro, saranno coinvolti i parenti, gli amici, l’altro sesso, e vedere se è in atto in loro, qualche processo di ibridizzazione.

Alle 17.40 il numero di partecipante e diminuito del solo 20%. La parola è di nuovo concessa al dott. Malanga. Osserva come a suo avviso la moderna scienza, altro non è che una religione: «La religione ha dei dogmi, o ci credi o non ci credi. Ma che fai non ti fidi del tuo Dio che ti ha creato? Effettivamente è brutto» aggiunge sarcasticamente. Sottolinea che il problema odierno è che la scienza non esiste più, è diventata una religione, di cui gli scienziati sono i gran sacerdoti. Ci racconta di un episodio visto in televisione su RAI 2: dinanzi il cardinale Melingo, famoso esorcista e due eminenti fisici M. Hack e Pacini. Il tema della trasmissione era la religione. Lo colpisce una frase detta da Pacini: «Eh no, sulla scienza non si discute!». Malanga, si sofferma e poi afferma: «Adesso ho capito tutto, lui considera la scienza una religione e lui è il gran sacerdote!». Poi riferendosi al fatto che le spiegazioni più difficili sono quelle più probabili, lui teme che, in generale, chi lo dice, ha scelto di studiare materie difficili, come matematica, fisica, perché avendo dei problemi nel relazionarsi con il prossimo, se imparerà qualcosa di complicato, non incontrerà mai nessuno che lo potrà contrariare. Conferma quello detto in precedenza da Salierno in merito al rapporto politica scienza: «deve essere lo scienziato a dire al politico quello che deve fare, e non il contrario. Ma oggi il ricercatore segue le direttive del politico, perché è questi che elargisce i fondi, senza dei quali non può fare la ricerca, quindi niente pubblicazioni, e niente fama». Per lui la scienza di oggi, subdola del potere politico è da rifondare. Questa è la ragione per cui il fenomeno UFO, viene ignorato e non studiato, perché dal punto di vista dei fatti, gli indizi che sostengono l’ipotesi aliena sono numerosi: «lo dimostra – prosegue il ricercatore – il caso di Ubatuba (Sãn Paolo), dove un pescatore, raccoglie i frammenti di un UFO esploso, e li consegna al giornalista I. Sued di "O Globo"; questi li fa analizzare all’APRO e la conclusione è che si trattava di magnesio assolutamente puro in senso spettrografico, quindi probante la sua origine esogena (se fosse terrestre doveva presentare delle impurità). Sapete cosa fu risposto? Che si trattava di un frammento di meteore, si, come quella che nel ’65 si rialzo davanti a 25 pompieri francesi e se ne riandò via. Poiché a me hanno insegnato che le comete di solito non volano…perché le mele cascano per terra, Newton le vede cascare…». Malanga ci spiega, come potrebbe essere difficile per molti scienziati accettare dei cambiamenti così drastici, e ci fa un esempio: «Ve lo

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immaginate voi, se a Newton gli vanno a dire che le forze non esistono, che in realtà non c’è nessuna ragione perché una mela debba cadere sulla Terra, se non per il fatto che la mela entrava nella buca spazio-temporale della Terra, provocando un effetto che a noi appariva come gravità: quindi la mela casca quasi tutta sulla Terra e un po’ di Terra casca sulla mela. Poiché la Terra è più grande fa poca distanza, mentre la mela ne fa di più e a noi ci sembra che la mela casca sulla terra. Cosa potrà mai pensare Newton?

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Sono d’accordo con tutto quello detto dal prof. Luccio, tranne l’ultima affermazione, quella che va contro il secondo principio della termodinamica. Quando ci troviamo di fronte ad addotti con delle cicatrici in determinati punti, non esterne, eseguite con tecniche particolari a noi sconosciute, quando ritroviamo delle carcasse animali prive di sangue – e puntualizza – il sangue dai capillari non si può togliere, mutilate, spesso senza genitali e con tecniche sconosciute, ma simile a quelle fatte da un bisturi laser (per cui si escludono pure mutilazioni dovute a sette sataniche) come spiegarle? Poi ci sono degli strani oggetti, infilati attraverso la cavità nasale (spesso destra) all’interno dell’apofisi degli addotti. Ci sono le risonanze magnetiche nucleari, le tomografie al cranio. La particolarità di questi oggetti comunemente definiti "impianti" è che sono magneticamente attivi. Noi ipotizziamo sulla base di questa proprietà magnetica, che venga messa nell’apofisi, in quanto di fronte vi è la pineale che è l’unica ghiandola sensibile al campo magnetico. Dal punto di vista biochimico, se il campo magnetico varia, si produce una variazione di serotonina acetilasi, che trasforma la serotonina in melatonina, che è un ormone, che attiva un’altra serie di ghiandole e il risultato complessivo è un’alterazione delle capacità percettive dell’uomo. Questo è vero, perché ci sono degli esperimenti fatti a Pisa, su delle cavie umane irraggiate con onde a 50 KHz. Questa singolarità, forse riesce a spiegare le strane macchie nere che l’addotto riferisce di vedere (la molecola b retinale è un aldeide che ha un doppio legame carbonio-carbonio che attraverso la luce si isomerizza da cis a trans, essendo la melatonina in relazione con il retinale, anche se non è ben nota, un alto livello di melatonina – come registrato negli addotti – produrrebbe queste macchie scure). Ma c’è dell’altro. Quando un alieno tocca un uomo, su lui rimane uno strano pigmento rilevabile solo con una lampada di Wood a 4.9nm. Di questo fatto se n’è reso conto in modo fortuito il dott. Sferrazza (gli psicologi hanno una lampada di Wood per individuare determinate malattie a livello schizofrenico) ». Malanga riconosce i limiti dell’ipnosi e del suo lavoro, ma ritiene doveroso continuare quest’indagine. Ribadisce che accanto agli indizi e all’ipnosi, rimane sempre valida e attendibile (se non in rari casi) la testimonianza degli addotti. Al di là delle considerazioni legate all’attendibilità dei testimoni, Malanga ritiene giusto fidarsi dei testimoni, anche se con spirito critico, perché anche lo stesso Galileo si basava sulle cose riferite dalle persone, perché le riteneva gli unici osservatori di una particolare vicenda. «Si perché – prosegue Malanga – come dice Galileo: 1º accorgersi del fenomeno fisico da studiare, se non me ne accorgo non lo studio – ecco perché Antonino Zichichi non lo studia, perché ha detto chiaramente che non esiste, non si è accorto che vi è un fenomeno quindi "giustamente" non lo studia –, 2º capire come funziona, cercare di avere percezione del sistema…». Termina il suo intervento polemizzando ancora sull’affermazione del prof. Luccio: «Ma cosa dire delle cicatrici? Beh non fa niente che è una spiegazione complessa, però alcuni sostengono che a livello di ipnosi è possibile somatizzare in modo impressionante alcuni sintomi, così se viene fatto credere al paziente di essere frustato, si manifestano i segni di frusta. Coretto, perché lo stimolo risposta e la risposta stimolo sono in equilibrio tra loro, però poi scompaiono e non rimangono. Osservate che anche le stimmate sono di natura schizoide, però hanno la peculiarità di somatizzarsi in parti del corpo facilmente visibili, come le mani, perché lo schizoide ha bisogno di manifestarle. Bene, ma un addotto ha le cicatrici in punti nascosti! La verità è che ci si trova di fronte ad un fenomeno veritiero, in cui gli indizi presi di per sé, per quanto indicativi non sono probanti, ma se inquadrati in un’ottica più generale allora risultano dimostrare l’autenticità del fenomeno».

Pinotti interviene per fare delle precisazione e Perrone per introdurre l’argomento della terza conferenza.

Alla fine della conferenza è lasciato spazio alle domande. Una di queste da la possibilità al dott. Malanga di precisare come era fatto un impianto alieno rimosso. Ci dice che l’oggetto è stato sottoposto ad analisi con la spettroscopia ottica (si usa per studiare i polimeri). L’oggetto sembra essere formato da un guscio di guaina chitinosa, contente una specie di manufatto che rendeva rigida la membrana. Tali indicazioni sono state ricavate usando tecniche di riflettanza e rifrangenza oltre che analisi dell’immagine dell’oggetto con il computer. Magenta fa notare, che spesso, dinanzi ad oggetti sconosciuti, non si sa che tipo di analisi eseguire. Sostiene che la nostra posizione di fronti a tali oggetti è la stessa di quella che avrebbe un aborigeno dinanzi ad una antenna di un cellulare. Baiata aggiunge: «Luccio afferma che l’ipnosi, è usata come analgesico. Allora mi spiega perché durante la rimozione di un impianto, con tutto che il soggetto era sotto ipnosi, con tutto che aveva l’anestesia locale, quando gli è stato estratto ha fatto un urlo di dolore immenso? La tendenza attuale è di evitare di rimuovere questi oggetti». A seguito di una domanda, Malanga ci spiega perché nessuna analisi chimico-fisiche, non sia stata pubblicata su nessuna rivista scientifica: la risposta è banale, perché nessuna rivista scientifica gli pubblica per esempio, i risultati di una DSC su un terreno su cui è atterrato un UFO, alterando la cristallinità dello stesso a seguito di emissione di microonde (è un volume di ben 160 pagine riferite al caso del 22 dicembre 1989 a S. Mango sul Calore).


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