LA  PRIMA CONFERENZA  DI TOR VERGATA

Il venerdì 5 giugno nella bellissima e condizionata aula Magna dell’Università, si svolge la prima delle tre conferenze. Sono presenti il Generale S. Marcelletti, il dott. R. Pinotti, il dott. M. Baiata, l’ing. A. Magenta e il giornalista RAI in pensione G. Perrone.

Alla presenza di una settantina di partecipanti, l’organizzatore della manifestazione Stefano Tuosto, ha presentato l’iniziativa e motivato le ragioni della stessa. Pone in evidenza come l’interessarsi a queste problematiche possa essere fonte di ridicolo, soprattutto se lo si fa in Ambiente Accademico. Evidenza le difficoltà incontrate per l’organizzazione, i malumori da parte di alcuni docenti e il clima pesante che si incominciò a respirare dall’affissione delle locandine pubblicitarie. L’aver notato, che in alcuni luoghi queste mancavano, lo ha fatto sospettare di un boicottaggio o comunque di un segnale indicante indigenza a tali forme di iniziative. Si domanda il perché accade, sospetta che ci sia la volontà di qualcuno o qualcosa ad opporsi alla discussione. Prosegue denunciando anche inesattezze comunicate in trasmissioni di tutto rispetto come "Viaggio nel Cosmo" di Piero Angela, in cui veniva bollato per falso il filmato dell’autopsia dell’alieno semplicemente perché il telefono nella sala autoptica non era del 1947. Affermazione del tutto inopportuna, precisa Tuosto, visto che il modello in esame era un AT&T del 1946 con filo a spirale disponibile già nel 1938. Oltre a queste inesattezze si aggiungono delle trasmissione nate solo per fare odiens, in cui vengono pubblicizzate persone che dicono di parlare con gli alieni o cose del genere (come accade per esempio al Maurizio Costanzo Show), ed è proprio questo tipo di giornalismo che influisce negativamente sul fenomeno e distorce i fatti, oltre a gettare nel ridicolo i veri studiosi. Lo studente continua sostenendo che, a questo quadro poco confortante fa da cornice la posizione della scienza ufficiale che continua aprioristicamente ad ignorare dati concreti, senza per altro poterli confutare in modo definitivo, ma limitandosi al massimo a propagandare i "falsi clamorosi" e ad invocare le leggi della fisica, come se esse fossero difensori d’ufficio: la velocità della luce insuperabile, perché questi esseri venuti da così lontano, non tentano di comunicare con noi ? O perché non hanno mai risposto ai nostri tentativi di comunicazione ?. Tuosto fornisce alcune possibili risposte a tali domande e poi solleva il dubbio che forse non si vuole o non si ha voglia di indagare o perché bisogna fare indagini senza essere pagati e rinunciare a far carriera oppure perché debbono inconsapevolmente o coscientemente reggere le trame di un misterioso disegno. Con tono polemico prosegue: «Forse vi è un cover-up ? E’ per questo che sospetto scarso impegno da parte del mondo accademico. Se così non fosse, mi aspetterei delle risposte precise, delle analisi accurate, delle indagini obiettive, cosa che non avviene, almeno in modo esauriente». Si solleva il problema del cosiddetto cover-up messo in atto dai governi di tutto il mondo: «è proprio in funzione di questa situazione, che i singoli scienziati non si rendono conto del problema, non hanno coscienza che esiste una politica di copertura totale che investe tutto e tutti o che sono loro malgrado vittime di quel sistema. Tutto ciò ha un senso, considerando che il Governo non ha una staticità di un monolite, tutt’altro. Quanti ne fanno parte sanno di essere all’interno di una struttura dinamica, altamente reattiva e persino ingegnosamente operosa quando è chiamata ad escogitare stratagemmi per nascondere segreti. Quindi il loro potere e smisurato, possono contare sul riserbo di tutti, sia con le buone sia con le cattive. Commissioni statali create ad hoc, composte da personale qualificato, accumulano prove e documenti che dimostrano la realtà del fenomeno, ma, allo stesso tempo nascondono queste sotto la sinistra dicitura top secret, mentre l’uomo della strada, si dibatte tra incredulità e timore, manifestando apertamente le proprie opinioni. Certo a ingarbugliare il panorama ci sono i conflitti tra i vari servizi di intelligence, con la conseguenza fuoriuscita di informazioni e declassificazione delle stesse (su Internet è possibile leggere gli x-files declassificati dal FBI), cui fanno seguito attriti e rancori anche tra i servizi della stessa nazione  (KGB e NKVD, spionaggio e controspionaggio dell’ex U.R.R.S., CIA, NSA, FBI, CIC per gli USA), ognuno con propri fascicoli e soprattutto restii a collaborare con le altre agenzie». Prosegue dicendo: «sono ormai milioni, le persone che hanno visto o credono di aver visto degli oggetti non bene identificati e tra queste, tantissime hanno cercato di darne testimonianza anche pagando con la loro integrità morale e professionale. Naturalmente, il più delle volte si è trattato di meteore, di pianeti, di palloni meteorologici, di fenomeni atmosferici o semplicemente di effetti ottici (come l’effetto iride dovuto al meccanismo di regolazione dell’apertura focale delle videocamere). Ma non tutti gli avvistamenti sono riconducibili a cause conosciute e quindi giustificabili razionalmente. Alcuni fenomeni sono veramente inspiegabili (almeno il 4%, secondo il Centro Nazionale di Studi Spaziali francese, 701 secondo il Blue Book su circa 13000 casi studiati dal 1947 al 1969). E’ opportuno puntualizzare, che oggi alcuni fenomeni possono essere inspiegabili e domani no, ma è per questo che bisogna indagare». Conclude citando i tre presunti indizi che farebbero ritenere il fenomeno veritiero e che faranno da guida all’intero ciclo di conferenze: l’ammissione da parte dell’Aeronautica belga di un tracciato anomalo registrato in data 30 maggio 1990 nei centri radar di Glons e Bertem. Tracce rinvenute sui presunti luoghi di atterraggio UFO. Casi di abduction o sequestro di esseri umani da parte di esseri non identificati.

La parola passa a G. Perrone che in modo pacato e con tono saggio dice: «Bisogna non pensare il possibile ma l’impossibile», ricordando che queste parole gli furono dette dal prof. Poliakov che qualche tempo prima tenne un seminario nel dipartimento di fisica della stessa Università.

Prima di passare ad introdurre le diverse posizioni tecnico scientifiche, interviene il Generale S. Marcelletti, in qualità di presidente del C.U.N., sottolineando lo scopo di ricerca che lo contraddistingue. Ringrazia per la brillante iniziativa lo studente organizzatore, e con ironia definisce il C.U.N. una gabbia di matti, non perché lo siano, ma per il fatto di dedicarsi con passione e dedizione ad un duro lavoro di indagine tecnico scientifico. Anche lui, evidenzia come il 90% della casistica trovi spiegazione logica, ma che il restante 10% lascia perplesso. Racconta con poche parole il suo avvistamento UFO sull’aereo ufficiale dell’Aeronautica Militare.

La parola viene concessa al ricercatore Ing. A. Magenta. Come vuole la norma ufficiale si presenta, dice di essersi laureato nel 1963 al Politecnico di Torino, in ing. Elettronica, di aver lavorato come tecnico progettista di impianti trasmettitori e di come sia diventato consulente scientifico del C.U.N. Ne spiega l’acronimo e ne evidenzia le finalità. Entra nel vivo spiegando cosa significa l’acronimo Ufo e di come spesso le persone facciano l’equazione UFO uguale alieno che Magenta considera una delle più grandi mistificazioni che si fanno. «Un ufo – spiega – è un oggetto che vola e nessuno lo rivendica, quindi anche una meteora potrebbe essere, in virtù della definizione, un ufo. Il compito del C.U.N. è cercare di spiegarlo». Sottolinea che è un punto molto importante perché se non conosciuto o ignorato costituisce fonte di derisione da parte della gente: «ecco quelli che cercano i marziani, così ci vedono queste persone». Incomincia a descrivere la metodologia scientifica usata, ma prima evidenzia come nella Scienza e nella Fisica non esistono verità assolute: «questo è un principio su cui nessuno si sofferma, per esempio la teoria di Einstein, di Galileo sono solo teorie che ben si adattano alle evidenze sperimentali, ma non sono la verità. Del resto la teoria di Einstein ha ampliato la teoria di Galileo e Newton, valida sino a che le velocità in gioco, erano notevolmente inferiori a quella della luce. Ma quando si arriva a velocità confrontabili con quest’ultima, allora, la precedete teoria non è più valida, e bisogna ricorrere a quella di Einstein sulla Relatività. Per cui, chiunque rifiuta a priori, una teoria che per esempio contrasta con quella del fisico tedesco, commetterebbe un falso ideologico e scientifico grandissimo. Per le nostre indagini ci avvaliamo di quattro metodi di ricerca, tre universalmente accettati dalla scienza ed uno preso in prestito dall’ambiente giuridico, ed elenca i vari metodi: «induttivo, deduttivo, per assurdo. Quest’ultimo usato molto in matematica e in filosofia, dice che data l’ipotesi, si nega la tesi e si verifica che questa sia un assurdo, da cui si deduce la veridicità dell’ipotesi. Questo gioco filosofico è però utilissimo per indagare là dove non è indagabile. Ed infine ci avvaliamo del metodo del ragionevole dubbio. Non è per comodità, è uno dei metodi logici più usato. In quasi tutte le decisioni prese in ambito legale, vi è il ragionevole dubbio» e racconta come quest’ultimo sia alla base di qualsiasi codice giuridico di tutti i paesi democratici, che presuppone, sulla base del ragionevole dubbio l’innocenza di ogni cittadino finché non se ne provi la sua colpevolezza. Anche lui cerca di rispondere alla più frequente domanda sollevata da chi è scettico: «perché questi benedetti extraterrestri non si mettono in contatto con noi? ». Per la risposta chiama in causa il ragionevole dubbio, dice: «ci sono due ragionevoli dubbi, il primo è questo. Perché tutto deve essere omocentrico, geocentrico, impostato tutto sull’uomo? Noi siamo mai andati a presentarci al capo della tribù x nel territorio y? Allora non vedo la ragione per cui lo debbono fare questi visitatori». Il concetto che emerge è chiaro, forse l’uomo non è, poi così importante da destare un contatto da parte di costoro. Ma l’ingegnere continua: «Il secondo ragionevole dubbio lo avalla la sociologia, infatti, chi ha il bisogno di manifestarsi, è colui che si sente debole, colui che teme, e queste cause spingono l’essere a manifestarsi. Ma se questi ipotetici visitatori, non hanno timore o paura di noi (cosa molto probabile visto il loro livello tecnologico) non hanno neanche l’esigenza di doverci contattare, per esempio come non lo fa un biologo marino che studia gli squali. Un’altra caratteristica della nostra metodologia è la possibilità di poterli mescolare» – rivolgendosi ai docenti presenti alla conferenza – «il principio di sovrapposizione degli effetti è di fatto usato in molti casi della fisica, della matematica. Così, come nelle materie scientifiche, la somma degli effetti non produce deformazione del risultato, analogamente la somma di quattro verità da una verità. Noi lo usiamo per giungere a delle conclusioni. Questi sono i presupposti della nostra metodologia. Ha inoltre la caratteristica di essere flessibile in quanto porta ad osservare in modo critico i fenomeni, favorendo quei meccanismi mentali necessari per formulare delle ipotesi». A tale scopo cita una frase di Einstein: «prendete un luogo comune criticatelo e avrete una teoria. Così – continua – facciamo noi, che cerchiamo di attaccare in modo mirato e critico, le teorie attuali, per vedere se esiste una nuova teoria capace di spiegare fenomeni anomali. E si, come quella necessaria per spiegare lo strano comportamento del veicolo avvistato in Belgio nel 1990. Si perché a Bruxell c’è stato un UFO, ma veramente – aggiunge Magenta con estrema convinzione – se non è UFO quello. Del resto anche la stessa difesa belga è rimasta sconcertata, di fronte all’andamento cosiddetto impulsivo del veicolo, per giunta seguito a terra dai centri radar. Il proff. Messeen sta studiando il fenomeno, questo e il caso più manifesto di UFO». Poi prosegue evidenziando la nostra insufficienza tecnologica: «Abbiamo da poco assegnato le frequenze relative alla banda compresa tra i 300 e i 400 GHz (Magenta e presidente della 10a Commissione ONU per le Radiofrequenze) per i collegamenti fissi, ma noi a tutt’oggi, non abbiamo le conoscenze per costruire un amplificatore a 400 GHz, arriviamo sino a 100, e pretendiamo di voler saper tutto, è incredibile! La disciplina delle telecomunicazioni è relativamente giovane, è una tecnologia ancora immatura e di conseguenza lo sono i nostri mezzi. Perché ne parlo con così enfasi? Perché gli UFO si offrono alla nostra identificazione sotto forma di luce, quindi di onde elettromagnetiche, quindi di telecomunicazione, (si perché la luce come scoprì Maxwell è anche un’onda elettromagnetica) ma con una frequenza così elevata di cui noi non disponiamo ancora della tecnologia. Quindi oltre alla mancanza di tecnologia adeguate, alla possibilità di non ripetitività del fenomeno (alla base di ogni teoria scientifica), vi è un terzo problema legato a coloro che si accorgono del fenomeno insolito: cioè i testimoni». Prima di proseguire evidenzia le difficoltà relative all’interpretazione delle dichiarazioni dei testimoni facendo un esempio sulla Sacra Sindone, che pur essendo reale, sebbene sia stata oggetto di studio, non si sa ancora nulla di preciso: per la chiesa e per il Papa è un’icona, la NASA la definisce un oggetto impossibile e pure sta lì alla portata di tutti. «Pensate invece al nostro lavoro che si basa su considerazioni fatte dai testimoni, che godono della proprietà che il cervello umano ancora non è stato sufficientemente capito. Non sappiamo se mentono, se dicono il vero, se volevano dire proprio quella cosa – e fa riferimento a come interpretare correttamente la descrizione degli scudi fiammeggianti romani – forse altro non erano che dischi volanti» facendo notare l’esistenza di una difficoltà di comunicazione. Apre un dialogo con l’Università invitando i docenti a collaborare, e non comportarsi come molti, che tacciono tutto di stupidità o di insulsaggine, perché è questo il luogo più idoneo per studiare il fenomeno. Legge dai suoi appunti alcune caratteristiche tipiche di questi oggetti: «..atterrano procedendo con lo stesso andamento di una foglia (andamento a foglia morta), ripartono con incidenze negative assumendo una posizione inclinata di molti gradi rispetto all’orizzontale, se sono avvistati di giorno hanno aloni luminosi che lo avvolgono, quando si allontanano cambiano colore, spesso non sono rilevabili al radar, procedono con un moto a zigzag o di tipo impulsivo…tutte queste informazioni sono state raccolte maggiormente dalla voce dei testimoni» e finisce ponendo una domanda alla platea «allora mi domando e vi domando, i testimoni sono tutti matti? E se fosse così, allora vivremmo in un mondo di matti, e se anche così fosse, in un mondo di matti anche la follia è verità! » terminando così il suo intervento.

La parola passa al dott. R. Pinotti. Sostiene che l’argomento UFO stimola emozioni, lui è un sociologo e per quanto tale è interessato a capire come il fenomeno agisce ed interagisce con l’uomo. Poi aggiunge che qualcuno per negare il fenomeno UFO chiama in causa la sociologia, la quale riterrebbe gli avvistamenti come il frutto di un mito o di una serie di realtà oggettive: il che in linea di massima potrebbe essere vero, ma ciò cozza contro la mole d’informazione che da oltre cinquant’anni i media ci continuano a riportare e sul fatto che testimoni di luoghi e tradizioni culturali diversi vedono sostanzialmente le stesse cose, il che non può considerarsi solo una coincidenza. Anzi aggiunge leggermente seccato: «E’ un fenomeno che da oltre mezzo secolo attira l’attenzione dell’opinione pubblica, invece di essere ignorato, dovrebbe essere studiato in modo particolare, richiedere uno studio fuori dei normali canoni! ». Passa anche lui a presentarsi e a spiegare come mai sia nata in lui la passione per il problema UFO. Lui ci spiega che all’età di 14 anni conoscendo bene l’inglese e incuriosito da alcuni articoli e notizie apparse sulla stampa estera, incomincia a tessere una fitta corrispondenza con persone che si occupano attivamente del fenomeno. E’ dal ’58 che raccoglie dati e informazioni, e ad oggi può contare una massiccia mole di dati, sicuramente la più imponente e ricca d’Italia forse d’Europa. Nel ’65 fonda il Centro Ufologico Nazionale, per dare dignità scientifica a dati, elementi, fatti che non sono diversi da quelli di oggi o di ieri. E per lui questa continuità di informazioni nel corso degli anni è inquietante. Per dieci anni ha fatto parte di una ditta operante all’interno del comparto aerospaziale fiorentino, che ha collaborato con l’ESA e la NASA. Questa esperienza gli ha permesso di avere rapporti – come lui li definisce – da outsider con quell’ambiente e con sicurezza afferma: «Da dentro si vedono bene certe cose, gli scheletri nell’armadio li hanno tutti». Continuando: «prima l’ing. Magenta in modo garbato ha fatto presente molti luoghi comuni e paralogismi (sillogismo sbagliato). Gli UFO sono fondati su dati concreti», passando ad evidenziare come ci siano due culture, quella umanista e quella scientifica e come chi appartiene a quest’ultima ritenga i primi dei non scienziati. Già questa distonia e il sintomo di qualcosa che non va. Poi, con tono aspro e indignato, denuncia coloro che affermano che gli astronomi e in generale gli scienziati, non vedano gli UFO. Ciò e falso e prosegue: «mi vergogno per chi assume queste posizioni – e con decisione aggiunge – nel 1977, a cura dell’Istituto di ricerca sul plasma nello spazio dell’Università californiana di Stanford, è stato pubblicato il significativo resoconto di un sondaggio condotto su iniziativa del prof. P.A. Sturrock presso i membri della Società astronomica americana. Argomento del sondaggio: l’opinione degli astronomi sugli UFO. Dei 2611 questionari inviati ne ritornarono 1356, di cui 34 anonimi. Fra di essi 50 inviti a sviluppare l’argomento, 34 offerte di collaborazione, sette conferme che gli interessati seguivano già l’argomento. Ma, soprattutto, 62 conferme dirette di avvistamenti UFO da parte dei membri della Società astronomica americana. Che gli scienziati vedono gli UFO se ne ha notizia sin dal lontano 1949 quando C.W. Tombaugh lo scopritore di Plutone, con candita disinvoltura, disse di averne avvistato uno sulla propria abitazione». Pinotti ricorda il compianto prof. Joseph Allen Hynek. Astrofisico, per oltre venti anni, fu consulente scientifico del Project Blue Book, il quale entrato da scettico, fu costretto dall’evidenza a mutare atteggiamento e a ritenere che in nome di precise scelte politiche si fosse consumata una tragedia per la scienza. Polemizzando con le autorità americane, Hynek gettò le basi di quello che fu definito collegio invisibile, un insieme di scienziati, un gruppo interdisciplinare con la volontà di far luce e chiarezza sul fenomeno, scontrandosi con l’opinione diffusa, che chi studia gli UFO sia poco serio se non ridicolo. Ma Hynek proseguì lo studio codificando la prima classificazione degli Ufo, accettata anche dalla cosiddetta scienza ufficiale. Pinotti descrive la classificazione Hynek. Aggiunge che ci si trova dinanzi a delle testimonianze incredibili di persone credibili, e che, se ci fossimo trovati a parlare di ufologia in un’aula di tribunale, il fenomeno – forse al di là di ogni ragionevole dubbio – sarebbe stato accettato, con le prove attuali. Ma la scienza è più esigente, vuole di più. Pinotti è sicuro di quello che dice, ci sono anche le prove Ufficiali. Si riferisce al noto Progetto Libro Blu o Project Blue Book, l’ufficio investigativo sugli UFO dell’USAF (aeronautica militare degli USA) che nel periodo tra il 1947 e il 1967 studio 12683 casi, di cui 701 classificati inspiegati. Quel 5 % di casi insoluti, continua Pinotti è lo scheletro del governo americano. Si constatò, anche a seguito dell’intervento della stessa CIA, che per le sue componenti psicologiche il fenomeno poteva costituire una minaccia agli organi preposti alla sicurezza dello stato, con conseguenza sfiducia nelle autorità costituite e successiva crisi di autorità. Per fronteggiare la situazione, alla fine degli anni Sessanta, fu costituita una commissione di studio civile presso l’Università del Colorado, finanziata dal Pentagono. Diretta dal fisico E. Condon, aveva lo scopo di convincere l’opinione pubblica americana, che i militari non portavano avanti nessuna congiura del silenzio, contrariamente a quanto si pensava. La situazione precipitò, quando il vice della Commissione, prof. R Low pubblicò un memorandum, da cui si deduceva che le imminenti conclusioni negative della Commissione, erano state suggerite già in data antecedente alla costituzione della stessa. Fu scandalo, ma ciò non ostacolò il controrapporto sul rapporto Condon, e su indicazione degli scienziati del Colorado, fu definitivamente chiuso il Blue Book. Questo accadde negli USA, ma di enti preposti allo studio di fenomeni UFO ce ne sono anche in altri nazione, Inghilterra, Canada, Francia, ex URRS. Di quest’ultima sono disponibili 124 dossier, inerenti 24 casi analizzati dal KGB in 12 anni solo su aree militari. La conclusione: macchine volanti, di ignota nazionalità e provenienza. Un altro mito che il dott. Pinotti passa a smitizzare è la credenza che gli USA si interessino al fenomeno limitatamente alla propria nazione: «Non è così, è dagli anni ’50 che gli Stati Uniti stanno monitorando il pianeta. Se ne vede traccia anche nei rapporti con le altre nazioni».

torv02.jpg (1600943 byte)

Sono ormai passate quasi tre ore, il pubblico è ancora attento e incuriosito. Proprio a loro si rivolge Pinotti, quando comunica con una certa soddisfazione, che grazie ad una legge vigente negli Stati Uniti, la Freedom Of Information Act (legge sulla libertà di informazione), è possibile, conoscendo almeno gli estremi dell’atto, richiedere copia di qualsiasi documento ufficiale, al prezzo di fotocopia. Sono così venuti alla luce oltre 15000 fogli, siglati FBI, NSA (Agenzia per la Sicurezza Nazionale), CIA che trattavano del fenomeno UFO. Comunque prima che tali documenti fossero forniti, venivano scrupolosamente censurati, anche sino all’85% del documento stesso. Anche qui la domanda è d’obbligo, perché censurare? Cos’è che si tiene nascosto? Poi descrive la situazione italiana, dove ci sono enti statali preposti per lo studio, come il 2o Reparto dello Stato Maggiore dell’Aeronautica o il SIOS (Servizio Informazione Operativo e Situazione) il servizio segreto dell’Aeronautica Militare. Afferma: «i documenti che ci sono in giro provano solo che il fenomeno UFO esiste, e che siamo di fronte a mezzi tecnologici null’altro! ». Passa a informare la platea che in Francia è operativo sin dal 1977 una struttura paramilitare, finanziata con fondi governativi che si occupa di studiare gli UFO: il SEPRA (prima era chiamata GEPAN) con sede presso il CNS di Tolosa. Dice che il SEPRA ha pubblicato sulla propria rivista scientifica numerosi casi, tra cui quello dell’atterraggio di un oggetto, in Provenza nel 1981, che presenta una fenomenologia analoga a due casi verificatesi in Italia, e che il CUN ha studiato. «Si perché quando questi atterrano, sembrano bombardare il terreno sottostante, con microonde ad elevata intensità, sintomo di un tipo diverso di propulsione, forse di natura elettromagnetica» commenta Pinotti.

Piuttosto singolare fu l’atteggiamento del governo brasiliano in occasione dell’avvistamento da parte della nave oceanica Almirante Saldanha, ancorata dinanzi all’isola atlantica di Trindade. Alle 12.15 del 16 gennaio viene avvistato e fotografato con quattro scatti un oggetto volante di forma discoidale. Non si sa bene in quali circostanze la stampa brasiliana fu informata dell'episodio riuscendo ad acquisire gli atti del rapporto segreto, che la Marina Militare Brasiliana doveva inviare alla Camera e a pubblicarli il 17 aprile.

torv03.jpg (107483 byte)   L’allora presidente del Brasile Joscelino Kubitschek, convocò una seduta stampa, comunicando che in tal giorno, alla tale ora, lo spazio aereo degli Stati Uniti del Brasile fu violato da un aeromobile, privo di contrassegni identificativi, di ignota natura, provenienza e nazionalità, mostrando le fotografie dell’oggetto. «Già questi indizi – commenta Pinotti – sarebbero sufficienti a far cambiare opinione a chi non ne sa nulla o non ne vuol sapere nulla, perché si limita a leggere che ci sono i pazzi che vedono i marziani sotto il letto». Un’altra serie di vicende inusuali è legato al fenomeno dei rapimenti o abduction. Ci troviamo di fronte a testimonianze incredibili di persone credibili. L’argomento è scomodo, perché l’oggetto firma la sua presenza con delle prove, per cui la testimonianza risulta essere avvalorata dall’evidenza di queste ultime. Spesso il soggetto ha difficoltà a ricordare con chiarezza l’episodio, quindi si cerca di ricostruirne la dinamica usando l’ipnosi regressiva. Pinotti evidenzia, che l’ipnosi regressiva, non da la certezza della veridicità dell’esperienza vissuta (come del resto la macchina della verità), però è quanto meno curioso, l’esistenza di presunti rapimenti molto simili tra loro, con testimoni che descrivono – sotto ipnosi – le stesse esperienze e le stesse cose. La casistica è numerosa: dal famoso rapimento dei coniugi Hill del ’61 a quello di Travis Walton nel 1977.

E’ utile ricordare come la nostra storia, sia ricca di descrizioni alquanto sospette, per es. tracce di UFO possono essere identificate negli "scudi ardenti" romani descritti in più occasioni da Plinio, Cicerone, Tito Livio, sicché sarebbe utile quando si parla di ufologia – termine che il sociologo considera bruttissimo poiché sarebbe lo studio di qualcosa che non si sa bene cosa sia – fruire dell’aiuto di altre discipline, come la storia. Le testimonianze storiche avvalorerebbero la tesi che il problema UFO non sia solo un fenomeno moderno: il che svilirebbe tutte quelle teorie psicologiche che servendosi del linguaggio della psiche tenderebbero a spiegarlo. Uno dei maggiori studi – continua il sociologo – fu eseguito da Carl G. Jung. Nel libro "Su cose che si vedono nel cielo" Jung avanza l’ipotesi che il fenomeno UFO sia una manifestazione dell’inconscio collettivo dell’uomo, un ricettacolo di immagini archetipiche e di impressioni che emergono sotto forma di simboli, sogni, miti e predispongono gli uomini a produrre idee molto simili fra loro. Mette in evidenza i paralleli tra l’antico simbolo religioso, che chiama "mandala" – uno schema circolare che rappresenta l’idea dell’universale –, e la forma rotonda della maggior parte degli UFO. Jung considera gli UFO come la proiezione psicologica delle speranze, delle istanze e delle paure dell’uomo in un mondo incerto. Però è altrettanto curioso come nell’ultimo capitolo del suo libro, Jung sostenga implicitamente la realtà degli UFO, in quanto constata che la sua teoria spiega gran parte dei casi, ma non la totalità. Pinotti fa delle considerazioni sull’impatto psicologico, nell’eventualità in cui l’umanità si trovi di fronte ad una civiltà aliena. Ritiene che una situazione come questa, possa innescare una sequenza distruttiva. Il contatto porta ad un confronto, un confronto con una civiltà superiore. Inevitabilmente l’uomo ne risentirebbe, da sempre è stato lui lo scopritore, ora è stato scoperto, gli eventi sarebbero vissuti con passività, senza interesse, come se il genere umano fosse assopito in un torpore profondo. Si avrebbe uno shock culturale, un processo di anomia che culminerebbe con la distruzione delle regole socioculturali e la definitiva delegittimazione dell’autorità. Pinotti: ci fa l’esempio della distruzione morale e culturali delle società precolombiane. Forse è per questo che questi extra terrestri, rimandano un contatto ufficiale ad un momento più maturo. Del resto lo stesso Jung si auspica, che questo contatto non avvenga mai, se non quando l’uomo non sia in grado di reggere il confronto, solo allora, forse, si potrà avere un’osmosi tra le due culture. Conclude dicendo: «soltanto chi avrà il coraggio, anche in campo scientifico di confrontarsi con il problema, potrà domani reclamare un minimo di diritto nei confronti di quei colleghi insipienti o sordi che per vari ragioni personali fanno i "pesci in barile". Questi domani saranno spazzati via e dimenticati e solo chi accetta di portare avanti dei discorsi avrà voce in capitolo, – e con profonda convinzione afferma – ci sono? Sono stati qui? Si sono qui! ».

 

Tuosto cede la parola al dott. Baiata. Sostiene che il fenomeno UFO è entrato nel tessuto connettivo delle persone di tutto il mondo, di come ci siano generazioni di persone che dall’ormai mitico ’47 s’interessano al problema e di come, il numero di coloro che hanno fatto un avvistamento dal ’47 ad oggi sia elevato (circa cinque milioni). Poi passa a parlare del caso belga. Nel 1990, la difesa dell’ex U.R.R.S prende contatto con il comando della Nato in Belgio, avvertendoli che un oggetto non identificato, dopo aver violato lo spazio aereo russo, si stava muovendo verso di loro, e di non essere riusciti ad abbatterlo. Baiata comunica alla regia di dare inizio al filmato del caso belga. Ne è trasmesso, per motivi di tempo, solo 20 minuti, ma sono sufficienti, per far sorgere moltissimi dubbi, anche tra il più ostinato degli scettici. Non è un avvistamento come tutti gli altri, perché in questo caso vi è anche l’ammissione da parte dell’Aeronautica belga di un tracciato anomalo registrato in data 30 maggio 1990 nei centri radar di Glons e Bertem. Mentre i radar registravo un segnale sospetto, un centinaio di persone e tre pattuglie della gendarmeria belga individuarono nel cielo un oggetto triangolare

torv05.jpg (275258 byte) (l'UFO fotografato in Belgio) 

Alle 00.05 dal Comando Belga parte l'ordine di decollo per due caccia intercettori F-16 che si portano a contatto radar con l'oggetto. Improvvisamente il veivolo passa da quota 300 a 1700 piedi di altezza accelerando da 280 a 1700Km/h in un solo secondo. Al termine dell'inchiesta il colonnello W. De Brower capo delle operazioni dell'aviazione belga rilascia una dichiarazione inquietante sul misterioso episodio, ammettendo che il comportamento dell'oggetto non era riducibile a cause note. Successivamente sono state condotte delle indagini specifiche, (dal prof. Augusto Messeen fisico dell’Università di Lovanio sia dal SOBEPS) sia sulla registrazione radar sia su un filmato del fenomeno, giungendo alla seguente conclusione : l’oggetto è di forma triangolare, emetteva luce propria, e non compiva movimenti casuali.

Terminato il filmato e fatte alcune considerazioni di carattere generale, Baiata espone le vicende di un altro x-files: l’UFO-crash di Roswell. Incomincia dicendo che: «L’8 luglio 1947 nella base aerea di Roswell l’addetto stampa della base, il Tenente W. Aut comunica il recupero di un oggetto di origine extra terrestre. La notizia a caratteri cubitali fa il giro del mondo. Nella piccola cittadina sconvolta dall’evento si respira aria di perplessità, anche perché – continua Baiata – nella base era di stanza il 509o Stormo Bombardieri, che, con i suoi B29, era allora considerato l’unico gruppo del USAF equipaggiato con testate nucleari». Il relatore, ci descrive con chiarezza la posizione di Roswell, evidenziando come essa sia collocata in un punto nevralgico della Difesa statunitense: «a sud-est c’è la base di Alamogordo, sempre ad est quella di Los Alomos, e in alto rispetto a quest’ultima, il poligono missilistico di White Sense, quindi in circa 300 km in linea d’aria è presente la chiave di volta del sistema di difesa degli USA». Prosegue con la vicenda: «Il 3 luglio l’allevatore W. Mac Brazel, trova degli strani frammenti nel suo terreno. Avverte lo sceriffo G. Wilcox della contea Chaves County, il quale avverte il magg. Jesse A. Marcel (ufficiale del C.I.C. il controspionaggio dell’esercito). Marcel informa telefonicamente il suo superiore, il Col. Blanchard che gli ordina di investigare. L’ufficiale si dirige, nella fattoria di Mac Brazel, vede i resti e li carica sulla propria Buick, sul furgone dell’allevatore e su una jeep del C.I.C. Prima di dirigersi alla base, si ferma a casa, e qui la testimonianza si triplica, perché gli oggetti sono visionati dalla moglie del Magg. e dal figlio dodicenne (attualmente colonnello della Riserva della Guardia Forestale Americana). Dopo cinquant’anni, il governo americano emette un comunicato stampa di straordinaria sagacia, dichiarando che l’incidente di Roswell era da attribuirsi ad un pallone sonda precipitato, con abbordo tre manichini. Il pallone sonda rientrava nel progetto Mogul, un progetto super segreto, nato in funzione antirussa». Baiata con estrema sicurezza bolla il comunicato stampa come mendace, assicurando che il governo incominciò a lavorare con i manichini soltanto nel 1952. Il caso Roswell per il Governo degli Stati Uniti è definitivamente chiuso. «Però qualcosa cambia e con un altro colpo di stile – continua il giornalista – il governo fa circolare la notizia che i resti ritenuti di un alieno, altro non erano che il volto tumefatto di un pilota paracadutatosi a seguito di un incidente. Ciò dimostra, – chiedendo scusa ironicamente al Gen. Marcelletti – che dal punto di vista dei militari a volte l’intelligenza non corrisponde all’intelligence». Ma torniamo ai fatti: «Il Ten. Haut con l’autorizzazione del Col. Blanchard, ha emesso il comunicato stampa. La notizia, spiazza l’alto comando, tant’è che il Gen. Hoyt Vandemberg, vice capo dell’Air Force, contatta il Gen. R. Ramay comandante a Fort Worth e si dice contrariato per l’accaduto, informandolo di prendere contatto con il Col. Blanchard e di far emettere un secondo comunicato stampa. Ramay, contatta il Col. Blanchard, comunicando il suo disappunto per la dichiarazione fatta e gli ordina di trasportare i relitti nella base di Fort Worth, per farli esaminare e successivamente trasferirli nella Base Aerea di Wright Field, Dayton nell’Ohio. Il Col. Blanchard diete disposizione al Magg. Marcel, che a bordo di un B29 portò a compimento gli ordini. Poco dopo il Gen. Ramay parlò alla radio di Forth Worth, raccontando la "storiella" del pallone sonda e che tali rottami erano stati trasportati nel suo ufficio. Fu montato un ulteriore comunicato stampa. Al Magg. Marcel, fu ordinato di fare la faccia di bronzo e di dichiarare che i resti da lui visionati erano in realtà i resti di un pallone sonda, ossia quelli disposti nell’ufficio del Gen. Ramay. Tutto è pronto, e alla presenza dei giornalisti sono mostrati i resti del pallone sonda. Tra loro fu chiamato un certo James Bond Johnson fotoreporter dello Star Telegram, che scatta sei fotografie in presenza del generale, del colonnello T.J. Dubose e di Marcel. Fin qui apparentemente nulla di strano, se non fosse che qualche giorno fa J.B. Johnson dichiara che le fotografie da lui scattate erano non del pallone sonda, ma dei rottami dell’UFO-crash, in quanto si potevano notare nelle foto dei geroglifici». Baiata afferma che anche questa versione è falsa, perché conosce bene le foto. Tutta questa messa in scena è confezionata per fare in modo che la vedova del Gen. Ramay, possa riabilitare la memoria del marito. «E’ questa la tecnica dell’intelligence – commenta Baiata – creare confusione, così da non essere in grado di dimostrare l’assunto principale, che un fatto si sia verificato. Attualmente il governo statunitense nega l’incidente di Roswell, dichiarando che non è mai avvenuto. Per giunta comunica che i documenti sono scomparsi e che l’archivio del Roswell files è andato bruciato per errore.. si per errore, ma non è vero. Questo perché è spuntato il vecchietto» riferendosi al Col. Philip J. Corso. Alto ufficiale dell’Intelligence, Corso ha pubblicato un libro dal titolo "Il giorno dopo Roswell" in cui sono contenute notizie inquietanti. «E’ stato fatto passare per visionario, è stato attaccato dal CICAP e dal CISU – commenta – adesso però le cose sono cambiate. Il 1 giugno, la nostra redazione ha ricevuto ed è stata diramata la notizia, di un’azione legale del CAUS (Citizens Against UFO Secrecy) per conto del Col. Corso, nei confronti dell’Esercito degli Stati Uniti. L’istanza di citazione in giudizio, ricevuta dal legale rappresentante del CAUS, Peter Gerstenm, è basata su un Affidavit, cioè una dichiarazione giurata». Baiata ha incominciato a leggere il documento:

torv06.jpg (78662 byte)

Il Col. Philip J. Corso (in congedo) giura pena l’accusa di falsa testimonianza, che le seguenti dichiarazioni sono vere.

Che in tutte le circostanze qui riportate ho sempre agito alle dipendenze come ufficiale militare del citato in giudizio.

Che durante il mio incarico per conto del citato in giudizio, sono stato membro del National Security Council (Consiglio di Sicurezza Nazionale) del Presidente Eisenhower e sono stato a capo della Divisione Tecnologia Straniera del citato in giudizio presso il Reparto Research & Development (Ricerca e Sviluppo).

Che approssimativamente il 6 luglio 1947, mentre ero di servizio a Fort Riley nel Kansas, ho personalmente visto una creatura alta 4 piedi con delle strane mani a quattro dita, gambe e piedi sottili ed una testa sproporzionata a forma di lampadina. I bulbi oculari, a mandorla, erano sproporzionati ed erano rivolti verso un naso piccolo. II cranio della creatura era talmente grande che tutti i lineamenti del viso erano disposti frontalmente ed occupavano solo una limitata circonferenza della parte inferiore della testa. Non aveva né sopracciglia né capelli. Al posto della bocca serrata l’essere aveva solo una piccola fessura, più simile ad una piega o rientranza tra il naso e il fondo del cranio privo di mento, che ad un orifizio con una sua funzionalità.

Che nel 1961 sono venuto in possesso del cosiddetto "Roswell File". Questo archivio conteneva fascicoli inerenti ricerche sul campo, rapporti di autopsia e frammenti tecnologici derivati dallo schianto di un veicolo extraterrestre a Roswell, New Mexico, nel 1947.

Che ho personalmente letto i documenti autoptici inerenti l’autopsia della creatura precedentemente descritta, creatura che vidi nel 1947 a Fort Riley nel Kansas.

Che i suddetti documenti autoptici indicavano che l’autopsia fu eseguita allo Ospedale Walter Reed, un istituto che nel periodo in cui fu praticata l’autopsia si trovava sotto la giurisdizione del citato in giudizio.

Che il suddetto referto autoptico faceva riferimento all’essere come a una "Entità Biologica Extraterrestre".

Firmato

Colonnello Philip J. Corso (in congedo)

Aggiunge: «Siamo di fronte a degli argomenti che vanno al di là del Mondo Accademico, della Scienza, e che sono nelle mani.…forse dello Spirito Divino» facendo intuire che si stava riferendo alla politica del Governo statunitense e al cover-up. Il giornalista conclude il suo intervento, informando la platea dei timori e delle ansie del col. Corso, che si sente minacciato da delle possibili ritorsioni da parte dei servizi di intelligence, a causa delle informazioni divulgate, ritorsioni che possono riguardare anche l’incolumità dei propri familiari ».

Chiude la conferenza il Gen. Marcelletti. Parla del cover-up italiano, ma non lo può fare in modo esauriente, perché è ancora vincolato dal segreto militare. Sostiene che la casta militare italiana, sino a qualche tempo fa godeva di una certa indipendenza, oggi è vincolata al potere politico. «Sono loro che impongono gli alti gradi, per questo i nuovi ufficiali, possono dire solo ciò che il politico stabilisce. Abbiamo una classe politica che potrebbe governare il "Monzabigo". E’ il politicante che impone come parlare, cosa dire, come agire». Narra un vicenda capitata ad un suo ex collega, eletto nelle ultime elezioni nelle file di AN Luigi Martini: «Ebbene da quando è in Parlamento ha cambiato modo di vedere e di parlare, rinnega tutto ciò di cui avevamo discusso prima della sua elezione».

Un interessantissimo dibattito si è sviluppato alla fine della relazione. Ufficialmente la conferenza è conclusa alle ore 18.45.


Homepage