L’UOMO NEL CIELO

 

 

Alle soglie del XXI° secolo, l’uomo ha iniziato la conquista dello spazio, ha calpestato il suolo lunare ed ha inviato segnali e satelliti fuori dal sistema solare. I voli orbitali sono diventati di routine, la permanenza nello spazio si protrae per mesi e mesi.

Cerchiamo di vedere ora quale via ha dovuto percorrere per giungere a tanto.

Da quando l’uomo lasciò la posizione carponi e divenne "HOMO ERECTUS" il suo sguardo si levò verso il cielo ed ammirò stupefatto il maestoso spettacolo della volta celeste.

Conosceva già, pur non avendone coscienza, l’avvicendarsi del giorno e della notte, delle stagioni, il sole lo riscaldava, la luce lunare illuminava le notti fredde, accettava sia i fenomeni celesti sia quelli meteorologici attribuendo il tutto al volere degli Dei che aveva collocato in cielo in contrapposizione degli Dei infernali che erano al centro della Terra.

Invidiava gli uccelli che vivevano accanto agli Dei, cercava di innalzarsi da terra imitando i loro movimenti ed il sogno del volo generò la leggenda di Icaro.

Nei secoli successivi scoprì il valore del fuoco e fece l’invenzione fondamentale: LA RUOTA.

Le sue conoscenze progredirono sempre più in fretta fino a quando venne il grande giorno. La leggenda di Icaro divenne realtà. La macchina da Lui costruita lo proiettò nel cielo, dapprima timidamente, poi con sempre maggior sicurezza, fino a spingerlo sempre più in alto e sempre più velocemente in quell’ambiente rimasto ostico per millenni.

E’ facile immaginare cosa potrà accadere in tempi non molto lontani, l’uomo diventerà padrone dello spazio, esplorerà nuovi pianeti e creerà nuove frontiere che nella continua lotta per il progresso, supererà per crearne di nuove.

Ma questo essere, fragile seppur potente, come si avvicina al nuovo ambiente? Quale il processo fisico e mentale che si sviluppa in lui fin da quando entra nell’età della ragione?

Chi scrive non è uno psicologo, è un uomo che ha vissuto nel volo e per il volo e cercherà, nei limiti delle sue capacità, di tratteggiare la strada che percorrerà e le sensazioni che proverà nell’arco della sua vita operativa.

Il giovane che, appena uscito dalla scuola intraprende la carriera di pilota, sia militare sia di compagnia aerea, rappresenta per l’istruttore un terreno estremamente fecondo; fa tesoro di tutti gli insegnamenti che gli vengono impartiti e prova attenzione e curiosità per l’ambiente nuovo che lo circonda.

Ai primi voli da solo comincia a misurarsi con se stesso ed ogni ostacolo che riesce a superare lo riempie d’orgoglio. La sua mente è quella di un neofita, fortemente ricettiva ed entusiasta, la sua esperienza è limitata ed i suoi riflessi sono sempre pronti a reagire.

In quell’ambiente comincia a vivere una nuova vita con l’esaltazione della giovane età, comincia a percepire una sorta di diversità da coloro che sono stati compagni di giochi e di studi. Non conosce appieno né i suoi limiti né quelli del mezzo su cui vola. Può lasciarsi prendere dall’entusiasmo e dall’eccessiva confidenza con se stesso e commettere imprudenze che possono sfociare in tragedia.

Con il trascorrere del tempo e l’acquisizione di nuove esperienze, il giovane comincia a divenire un professionista del volo, l’entusiasmo non scema, si consolida, semmai, su basi sempre più robuste, i mezzi divengono sempre più complessi e sofisticati. La preparazione richiesta è sempre maggiore.

Ancora molti ostacoli dovrà superare, ma quelli superati fino a quel momento lo riempiono d’orgoglio, ora egli si sente veramente diverso dal resto …..dell’umanità.

Conosce sempre più a fondo i limiti propri e quelli della macchina assegnatagli. In una sola parola egli sente la pesante RESPONSABILITA’ che ha sulle spalle. E’ questo il motivo per cui il suo carattere si è notevolmente modificato.

Lentamente, ma inesorabilmente, la sua mentalità è quella di un uomo tecnico e pragmatico. Pur se militare, diventa un uomo fondamentalmente pacifista perché conosce la potenza devastante delle armi che ha imparato ad usare.

Se un giorno venisse destinato ad infondere nei giovani quanto Lui sa, lo farà con impegno ed immutata passione, sarà soddisfatto se i suoi "ragazzi" avranno imparato i suoi "trucchi del mestiere", agiranno come Lui, penseranno come Lui, parleranno come Lui.

Se il ragazzo avesse scelto di effettuare attività commerciale di linea, il discorso non cambia di una virgola. Anche se l’addestramento è logicamente diverso, il fine è unico: diventare un professionista del volo. Ha responsabilità diverse perché in questo, dalla sua abilità, dipende la vita di centinaia di persone. In un campo o nell’altro, egli sa che deve essere sempre….."due minuti avanti all’aeroplano".

Con il passare degli anni deve curare il suo fisico in maniera esasperata per poter essere considerato un "Professionista del volo".

Con l’avanzare degli anni e della carriera, il pilota militare riduce l’attività volativa per assumere incarichi di comando via via più impegnativi e con uomini e mezzi sempre più numerosi e responsabilità sempre più onerose. Deve riversare sui suoi uomini tutta l’esperienza accumulata; deve imporre la giusta disciplina affinché tutti onorino il giuramento di fedeltà alla Patria prestato in gioventù.

Al termine della carriera è chiamato a svolgere incarichi dirigenziali ed organizzativi presso gli Alti Comandi della Forza Armata profondendo ancora tutte le sue energie.

Quando, infine, onusto di anni e di esperienza, rivedrà il cammino percorso, sentirà il cuore colmo d’orgoglio e saprà con certezza che neanche un momento della sua vita è stato speso invano.

Questo è il ritratto, anche se appena delineato, dell’UOMO NEL CIELO.

 

Salvatore Marcelletti

Roma aprile 1999


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